Già durante l’intervista di agosto scorso avevamo affrontato il tema della mobilità sostenibile come prospettiva di business futuro. Arrivati ora a fine 2020 è giusto riprendere il tema e tratte le analisi sull’anno in chiusura.

Considerando il mercato italiano della mobilità condivisa, il 2020 ha visto un aumento esponenziale degli iscritti ai vari servizi, come il car sharing o lo scooter sharing.

Basti pensare che su base nazionale per il primo c’è stato un aumento del 48% rispetto al 2019, mentre il secondo del 45%; anche il bike sharing che si posizione a +8% rispetto all’anno precedente.

Come numero assoluto dei mezzi condivisi circolanti, le biciclette formano ovviamente la flotta più numerosa, ma l’aumento del 554% del numero di monopattini elettrici è chiaramente indicativo della progressione del mercato in quella direzione.

Se pensiamo poi che l’industria della mobilità, anche in chiave “anti-Covid19”, è stata al centro di iniziative istituzionali e politiche importanti fin dal 2019, con incentivi all’acquisto di mezzi di trasporto più ecosostenibili e facili da manovrare nel contesto urbano, non si può che essere ottimisti per il 2021.

Insomma, tutti i dati e le nuovissime caratteristiche tecnologiche presenti nel settore della mobilità portano ad un solo plausibile risultato: il 2021 sarà un buon anno per la mobilità condivisa.

La recente pandemia ha rappresentato infatti una sfida inizialmente complessa per il settore dello sharing, specialmente per il pooling tra privati, cioè la condivisione contemporanea di un mezzo - come ad esempio un veicolo Uber o una macchina privata iscritta ad un servizio come il famoso BlaBlaCar.

Tuttavia, la pandemia e le sue conseguenze sul mercato hanno portato dei profondi cambiamenti, crediamo duraturi nel tempo. Se il settore è cresciuto con numeri così importanti nel bel mezzo della crisi sanitaria, possiamo solo immaginare di quanto ancora potrebbe crescere una volta terminata la fase emergenziale e risolti i possibili limiti burocratici e tecnici all’espansione.

In particolare, fra i vari segmenti del mercato, quello che ha un potenziale di crescita estremo è quello della micromobilità urbana.

La micromobilità si differenzia da altri servizi di condivisione mezzi poiché - come dice il nome - include mezzi più piccoli, facilmente manovrabili nello spazio urbano e che coprono distanze minori.

Solo 10 anni fa, per andare a fare una piccola spesa avremmo forse preso la macchina. Oggi possiamo affittare una bicicletta o un monopattino elettrico a pochi passi da casa e “restituire” il mezzo una volta finita la commissione, non solo contribuendo alla riduzione di traffico e inquinamento (ambientale ed acustico), ma anche al nostro stesso benessere, con attività motoria e aria più pulita.

GreenVulcano Technologies ha esattamente questa missione: fare di tutto per sviluppare tecnologie più pulite, più efficienti e più efficaci. Per questo abbiamo collaborato con aziende leader nel settore della mobilità e dell’automotive come Octo Telematics e PopMove, per ricercare soluzioni migliori ai vari problemi che affliggono la nostra vita cittadina. 

Ad oggi, il settore della mobilità non è mai stato così tanto in esplosione, specialmente in Italia, dove tutte le grandi città offrono questi tipi di soluzioni, con un tasso di conversione sempre più alto.

GreenVulcano Technologies è quindi pienamente all’interno del mondo della mobilità e delle nuove soluzioni disponibili. Dobbiamo assolutamente diminuire gli effetti negativi di una mobilità obsoleta, attraverso l’implementazione di metodi di spostamento urbano che possano occupare sempre meno spazio e inquinare sempre meno, sia in caso di emissioni nocive che di rumori incessanti.

Dati alla mano, crediamo che il 2021 sarà un anno positivo per la micromobilità. La sperimentazione istituzionale per i veicoli di micromobilità è stata prorogata fino al 27 Luglio 2022, con un mercato sempre più propenso all’adozione di questo tipo di soluzione per gli spostamenti urbani, e da più parti stiamo raccogliendo manifestazioni di interesse ad aprire nuovi progetti di micromobilità in tutto il Paese

Crediamo che la micromobilità sia un mercato in ascesa, che non abbia ancora raggiunto il suo picco, e nel quale la capacità di sperimentare nuove soluzioni, con nuovi prodotti e servizi, ci permetterà di muoverci in avanti verso una società e un’urbanizzazione più sostenibile e a misura d’uomo.

Mario Stefanutti

Mario Stefanutti he's a CTO with more than 20 years of experience with complex IT infrastructures and systems. Experience gained on major companies like Telecom and Reply, where he’s covered roles from Solution Architect to Technical Project Leader.
At GreenVulcano he manages the R&D Lab in Rome and he’s responsible for the strategic definition of technical developments of all GreenVulcano products.

I Laboratori R&D di GreenVulcano sono una delle oasi di sperimentazione più attive del Made In Italy tech: da oltre 20 anni infatti il gruppo è sul campo nel mercato dell’innovazione tecnologica, con un forte orientamento all’integrazione e al mondo IoT.

Oggi intervistiamo Mario Stefanutti: CTO di GreenVulcano da 3 anni, è al comando anche del R&D Lab di Roma. Figura carismatica con oltre 20 anni d’esperienza, vanta successi che hanno contribuito alla crescita di grandi gruppi come Telecom Italia e Reply.

Ciao Mario, benvenuto e grazie per questa intervista.

Nonostante a fine 2019 i trend previsti da Gartner ed altri per il 2020 fossero tutti incentrati su Automazione, Tracciabilità, Intelligenza Artificiale, Profilazione Personale, Medicina Digitale, Esperienze Aumentate, l’improvvisa pandemia globale del Covid-19 ha comunque trovato alcune grandi realtà impreparate. Un'azienda d’avanguardia come GreenVulcano quanto e come ha colto l’opportunità dell’applicazione pratica di tante tecnologie e paradigmi innovativi in un contesto improvvisamente trasformato in digitale?

Ricordo distintamente che già negli anni ‘90 si parlava di smart working, e di come il mondo del lavoro sarebbe cambiato velocemente da lì a poco. Questo cambiamento allora non si verificò e negli anni successivi era diffusa la convinzione che comunque lo smart working non avrebbe funzionato su vasta scala.
La pandemia ha purtroppo imposto al mondo questa scelta obbligata, nello stesso momento e su scala globale per tutti. Ci siamo resi conto che di fatto eravamo già pronti tecnicamente da qualche anno al cambiamento: abbiamo le piattaforme di comunicazione audio/video, gli strumenti di lavoro collaborativo online, mezzi ormai maturi ed efficienti che hanno giocato un ruolo molto importante.
L’uomo farà necessariamente buon uso di questa esperienza di smart working, e lo smart working diventerà sempre più uno strumento utile e presente anche nel post emergenza.
Per GreenVulcano, con sedi a Napoli, Roma e Boston, già da qualche tempo avevamo sperimentato ed adottato diversi strumenti di collaborazione: la condizione di lockdown ha solo accelerato il processo di adozione e ha reso tutti più consapevoli riguardo l’importanza degli strumenti.

C’è stato un impatto in particolare sul branch statunitense e come sta evolvendo l’attività sotto l’era Trump?

É ancora presto per dirlo. I numeri della pandemia sono ancora alti negli Stati Uniti e nel mondo. Non dobbiamo dimenticarci che sono molti i settori impattati dal Covid19: trasporti, turismo, ristorazione, eventi, fiere, convegni, sicurezza e tantissimi altri. Come società di servizi lavoriamo anche per questi settori, in un mondo iperconnesso e con complesse dipendenze.
GreenVulcano per ora non ha avuto impatti negativi troppo evidenti, ma bisognerà attendere ancora un po’ per valutare bene le conseguenze dalla pandemia. Credo che la chiave per vivere in modo sano in questo contesto sia la capacità di adattarsi velocemente ai cambiamenti.
Per quel che riguarda le questioni politiche, nel momento storico attuale tutti i leader mondiali sono chiamati a scelte molto difficili, che hanno conseguenze enormi sull’economia e sul benessere delle persone.

All’interno di GreenVulcano, il “ramo nerd” dei reparti R&D è stato toccato in qualche modo dai cambiamenti dei processi interni dei clienti?

Il cambiamento è stato grande ed ha impattato quasi tutti trasversalmente, anche sui fronti dei clienti e dei fornitori. Tutti ci siamo adattati alla nuova situazione, al nuovo modo di condividere e confrontarci, e le persone hanno reagito bene al cambiamento.
Per quel che riguarda il “ramo nerd” dei reparti R&D... beh sono stati i meno colpiti: credo che qualcuno li dovrà avvertire che c’è stato un cambiamento in questi mesi!
Scherzo naturalmente, la domanda che riguardava il “ramo nerd” mi ha fatto pensare all’antica accezione di persona nerd: storicamente si indicava chi è “tendenzialmente solitario e con una più o meno ridotta propensione alla socializzazione”.
Oggi è tutto molto diverso, ma certe categorie professionali sono da sempre più propense all’uso di certi strumenti.

Riguardo le linee di servizio - Mobilità, Utility e Telecomunicazioni - pandemia e lockdown hanno comportato una maggiore operatività del reparto tecnico a seguito di nuove richieste dei clienti?

In generale c’è stata una maggiore operatività dovuta principalmente al cambiamento in sé portato la pandemia: per adattare i sistemi in uso alle nuove condizioni, o le persone al nuovo modo di lavorare e condividere informazioni.
Diversi settori sono stati impattati in diverso modo. Per il settore Mobilità, a parte il riassetto iniziale dei sistemi e il quasi fermo totale durante la fase di lockdown, bisognerà capire come evolverà la situazione. Facciamo un esempio sul car sharing o in generale la mobilità sharing. In questi ultimi anni il settore stava esplodendo con una crescita esponenziale e stava invadendo tutte le città. Come continuerà da settembre in poi? Quanto possono sopravvivere le grandi aziende e le start-up che hanno investito sulla mobilità in condizioni di lockdown prolungato o con regimi di servizio limitato? Ci saranno differenze se si parla di mezzi diversi, magari elettrici - auto, scooter, monopattini, biciclette?
Crediamo che, una volta terminata l’emergenza, la mobilità sharing tornerà ad essere importantissima, ma le società dovranno ben valutare i costi di mantenimento dei servizi dotandosi di soluzioni efficienti e flessibili. Anche i costi d’installazione e manutenzione dovranno diventare flessibili.

Attualmente GAIA, la base ESB delle integrazioni di GreenVulcano, è pubblicato in OpenSource alla versione 4.0. Ci sono novità in arrivo lato sviluppo? Quali nuove feature sono in studio per la prossima release?

Abbiamo fatto evolvere nel tempo il prodotto, sempre al fine di anticipare molti dei cambiamenti imminenti del settore IT: il cloud, i microservizi e l’Internet delle Cose - settore quest’ultimo su cui stiamo puntando molto come azienda.
Nella versione 4 abbiamo lavorato sulla miniaturizzazione del prodotto per poterlo usare nei contesti cloud su architetture a microservizi - Docker, Kubernetes - ed anche per poter deployare l’ESB GAIA nello strato Edge delle architetture IoT, in cui l’uso ottimale della CPU e della memoria è fondamentale.
Nella prossima versione l’IoT e l’AI guideranno ancora l’evoluzione del prodotto. Ma c’è ancora molto altro nella roadmap di GAIA, riguardo diversi aspetti della piattaforma: ad esempio la disponibilità del prodotto come iPaaS, con un modello di erogazione del servizio pay-per-use; un’evoluzione dei modelli di “hybrid pattern” che consentono alle nuove infrastrutture di dialogare con quelle più legacy, ancora fortemente presenti in diverse grandi realtà.

Uscendo dalla fase critica della pandemia, cosa vorrebbe portare con sé professionalmente per il futuro?

Tra tante cose, porterò con me la maturità e la capacità di adattamento al cambiamento che ho visto in tutti i miei colleghi: pur nelle difficoltà di gestire gli equilibri casa/ufficio, hanno sempre agito in modo professionale con colleghi e clienti durante tutto questo difficile periodo.

Grazie mille Mario! 

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